Mentre già si profilava all’orizzonte l’happy end per quello che passerà alla storia dell’editoria come “il caso del quartino mancante”; mentre già il top-management della casa editrice Zanichelli, da me all’uopo contattata, si dimostrava disponibile a sostituire gratuitamente il “vocabolario fallato”; mentre insomma, per una volta nella vita, tutto stava filando per il meglio, ecco che il plot cambia finale.
Poiché il cuore è uno zingaro e prova un’istintiva simpatia per tutti gli zingarelli, ho deciso di tenere quello del 2003 con il suo bel “fallo”. Il mio vocabolario ha un difetto, è vero, ma è proprio questo che lo rende diverso: un unicum.
A questo punto del nostro rapporto, dopo quasi quattro anni di frequentazione non me la sento proprio di liquidarlo così su due piedi come fosse un instant-book o un best-seller da edicola.
Ringrazio tutti coloro che mi sono stati vicini in questa vicenda e ringrazio pubblicamente la Zanichelli (che si merita il link!).
giovedì 29 settembre 2005
martedì 27 settembre 2005
sabato 24 settembre 2005
Una nuova professione
Recentemente ho avuto a che fare con l’Inpdap (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica) per il disbrigo di pratiche relative a mio padre. Mi ha stupito l’efficienza (e gentilezza) del sistema che in un paio di mesi ha risolto il caso (salvo imprevisti imprevisti). Ho infine scoperto il segreto di tanta rapidità.
All’interno dell’Inpdap esiste un professionista, in carne e ossa, che fa il Facilitatore di Processo. Me lo sono immaginato, costui o costei, nell’espletamento della sua funzione facilitatoria nei confronti dei colleghi ciondoloni: “Allora, la pratica Fossati a che punto è?”; “Basta fumare, sotto a lavorare”; “Entro le 17.01 voglio la pratica Fossati timbrata sulla mia scrivania”; ”Su’, chiuda quel Playboy e apra il faldone”; “Fossati Alberto è nato a Monza non a Ponza, stupido!” E così via.
Così a caldo, mi viene da proporre l’estensione del Facilitatore di Processo anche in ambiti non burocratici ma ugualmente complicati come i rapporti sentimentali/amorosi, la ricerca delle verità, le crisi esistenziali, la formazione delle identità e la coda consueta alla salumeria Stuzzicagnolo di Viale Romagna.
All’interno dell’Inpdap esiste un professionista, in carne e ossa, che fa il Facilitatore di Processo. Me lo sono immaginato, costui o costei, nell’espletamento della sua funzione facilitatoria nei confronti dei colleghi ciondoloni: “Allora, la pratica Fossati a che punto è?”; “Basta fumare, sotto a lavorare”; “Entro le 17.01 voglio la pratica Fossati timbrata sulla mia scrivania”; ”Su’, chiuda quel Playboy e apra il faldone”; “Fossati Alberto è nato a Monza non a Ponza, stupido!” E così via.
Così a caldo, mi viene da proporre l’estensione del Facilitatore di Processo anche in ambiti non burocratici ma ugualmente complicati come i rapporti sentimentali/amorosi, la ricerca delle verità, le crisi esistenziali, la formazione delle identità e la coda consueta alla salumeria Stuzzicagnolo di Viale Romagna.
giovedì 22 settembre 2005
Stasera, ore 21
Il Detective Monk su rete 4 o il Commissario Montalbano su rete 1? E se poi arriva l’sms di milo? Però, quanto può essere emozionante la mia vita!
mercoledì 21 settembre 2005
Giochi sull' acqua
Sulla spiaggia
coi granchi ho giocato
e sono stato pizzicato.
Col tubo galleggiante
sono al largo in un istante.
Che peccato che è finito,
però mi sono divertito.
(Questa l'ha scritta Willy per un compito: è molto meglio delle mie…)
coi granchi ho giocato
e sono stato pizzicato.
Col tubo galleggiante
sono al largo in un istante.
Che peccato che è finito,
però mi sono divertito.
(Questa l'ha scritta Willy per un compito: è molto meglio delle mie…)
domenica 18 settembre 2005
A proposito.

E’ la studiatissima Lippa della Città di Monza, risalente ai primi anni ’70 (datazione effettuata con carbonio 14). Dai rerum vicorum commentarii si apprende che la lippa fu gioco largamente popolare presso i bambini di periferia che lo praticavano nelle vie pubbliche. Con bastone sufficientemente lungo, i ragazzi picchiavano una delle estremità affusolate della lippa. Questa saltava e veniva colpita una seconda volta in aria, volando il più lontano possibile. Il gioco, per quanto facile, era di una certa pericolosità: a volte la lippa s’infilava nelle nuche dei passanti, ammaccava le auto in sosta, spaccava i vetri delle finestre. Era perciò ludus che richiedeva una certa ars ballistaria. Oggi la lippa non viene più giocata, neppure alle periferie.
sabato 17 settembre 2005
Sulle ali del ricordo
Il mio amico Stefano, classe ’58, professione: pilota Alitalia. Di passaggio a Linate, per una visita medica, ieri pomeriggio è venuto a trovare i genitori che abitano nel quartiere. “Tete” non è cambiato affatto, è uguale a come me lo ricordo: fisicamente immortalato nella mia istantanea mentale fine anni ’70, solido ma con venature da simpatico cazzeggione. In più è abbronzato.
Quanti giochi giocati, inventati, costruiti insieme! Un catalogo che farebbe sparire il toys center. Tento un lacunoso elenco:
il g-joe, il bruciapista, il trenino, le biglie, i soldatini, il baseball, il carrellotto, i bussolotti, l’oklaoma, il view-master, l’aereomodellismo sia statico che dinamico, il traforo, il boomerang, le cartoline sui raggi della bici, il termotraforo, il piccolo chimico, l’hockey, la lippa, il lancia elastico, la caccia alle lumache rosse, la pesca delle lucertole, le capanne, la mitica teleferica che univa i nostri balconi con una fune di 25 metri tirata sopra il giardino condominiale.
E poi alcune passioni: la montagna, i fossili, le uscite col prof. Desio (Ardito), un po’ di oratorio, la moto. E poi qualche scoperta proibita dell’età: le sigarette, i giornaletti porno… E poi…e poi si cresce, si cambia scuola, si cambiano le frequentazioni. Ma gli amici rimangono amici. Oggi “Tete” ha una bella famiglia: Imma, la moglie napoletana e due figli adolescenti. Vive nei pressi di Bracciano, in una casa colonica che non riesce mai a finire. Quando vola e può passare sopra Monza e il quartiere, ci saluta sempre, ma, dice, noi non lo ricambiamo mai.
Quanti giochi giocati, inventati, costruiti insieme! Un catalogo che farebbe sparire il toys center. Tento un lacunoso elenco:
il g-joe, il bruciapista, il trenino, le biglie, i soldatini, il baseball, il carrellotto, i bussolotti, l’oklaoma, il view-master, l’aereomodellismo sia statico che dinamico, il traforo, il boomerang, le cartoline sui raggi della bici, il termotraforo, il piccolo chimico, l’hockey, la lippa, il lancia elastico, la caccia alle lumache rosse, la pesca delle lucertole, le capanne, la mitica teleferica che univa i nostri balconi con una fune di 25 metri tirata sopra il giardino condominiale.
E poi alcune passioni: la montagna, i fossili, le uscite col prof. Desio (Ardito), un po’ di oratorio, la moto. E poi qualche scoperta proibita dell’età: le sigarette, i giornaletti porno… E poi…e poi si cresce, si cambia scuola, si cambiano le frequentazioni. Ma gli amici rimangono amici. Oggi “Tete” ha una bella famiglia: Imma, la moglie napoletana e due figli adolescenti. Vive nei pressi di Bracciano, in una casa colonica che non riesce mai a finire. Quando vola e può passare sopra Monza e il quartiere, ci saluta sempre, ma, dice, noi non lo ricambiamo mai.
giovedì 15 settembre 2005
Willy in quarta!

Ieri sera Willy si sentiva un po’ agitato per l’inizio della scuola (nel Lontano Montevarchi comincia oggi).
Piccolino. Non dimenticherò mai il primo giorno della prima elementare: Willy aveva l'espressione dell’innocente condannato all’ergastolo. Da oggi è in quarta: so che si impegnerà e si farà onore ma so anche che la scuola non è in cima ai suoi pensieri. Un bacio e un abbraccio all’intrepido Willy!
lunedì 12 settembre 2005
giovedì 8 settembre 2005
L'abete mai visto?

L’ho fotografato in un giardino privato a Temù, in Alta Valcamonica, quest’estate. Mi è sembrata una bella idea: quando un albero muore può rinascere con una funzione diversa, estetica o ludica o di semplice memoria. So di un parco pubblico in Svizzera dove le piante morte vengono lavorate dall’artista che le trasforma in sculture. Sono operazioni che vanno fatte cercando di rispettare la dignità naturale della pianta. A proposito di alberi, avete mai letto le storie d'alberi e di montagne scritte da Mauro Corona, disperso nei boschi?
lunedì 5 settembre 2005
mio padre, ali di vibram
sul sentiero che profuma di ginepri
nell’attimo d’azzurro di sole di conifere
l’ordine delle cose è semplice:
lui guida, io seguo
e ci basta la felicità del passo
che affonda negli aghi di pino
sul sentiero che profuma di ginepri
nell’attimo d’azzurro di sole di conifere
l’ordine delle cose è semplice:
lui guida, io seguo
e ci basta la felicità del passo
che affonda negli aghi di pino
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