E’ il caso che mi ha fatto scoprire una lieve ma significativa anomalia.
Sapete, quelle piccole disfunzioni che possono far saltare un ben oliato sistema o un rapporto che si pensava eterno.
In breve. Stavo cercando il lemma “apparecchiare” nello Zingarelli 2003 quando con pungente sorpresa constato che al posto della parola c’è… il vuoto: il nulla. Guardo meglio perché porto gli occhiali e sto invecchiando: forse mi è sfuggito. Invece “apparecchiare” non c’è proprio. Sparito, volatilizzato. Com’è possibile? Sono basito. Il disappunto, lo sento, mi disegna un’espressione da ciula sul viso. Poi guardo la numerazione delle pagine: dalla 126 salta alla 131! Cribbio! Dov’è finito il quartino 127-128-129-130 con tutta la sua bella scienza linguistica? Faccio una scansione con l’occhio che quasi impatta la carta: non ci sono strappi, non c’è effrazione, la legatura è sanissima.
Un’ansia a bassa intensità mi fa sudare i polpastrelli. (Mi girano anche un po’ le palle, per dirla tutta.) Penso: e se dovesse succedere ancora? E se è gia successo ancora? A quali altre parole del mio vocabolario è capitato lo stesso kafkiano destino?
Penso a tutta la fiducia riposta nello strumento, alla certezza di trovare sempre quello che cerchi, al tattile frisson di sfogliare pagine sottilissime. Penso, infine, a quel senso di tranquillità che si distende tra te e il tuo vocabolario.
Tutto è incrinato, ora, e sospeso in una nebbia padana. Io mi sento tradito, ridimensionato, menomato.
Quasi quasi… mando il post alla Zanichelli e chiedo i danni morali. (O è meglio uno sconticino sull’edizione 2006?)
1 commento:
ah il giorno in cui non ci si potrà più fidare nemmeno dei dizionari....
(a proposito di libri, ho appena comprato La versione di Barney. Così, tanto per fartelo sapere :o)
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