domenica 30 novembre 2008

pa di pane, pa di padre

ci son sere che già vanno verso la mezzanotte, che mi vien voglia di pane.
non importa che pane trovo in cucina: se di giornata o di ieri o dell'altro ieri: anche secco e duro da sgranocchiare mi va. questa voglia di pane semplice, scompagnato, che non ha niente a che condividere con la fame, io non ho mai cercato di capire da dove viene e perché mi viene. intuisco solo che riempie un vuoto, non dello stomaco, ma un altro vuoto di altra natura.

finché qualche giorno fa leggendo il dizionario affettivo della lingua italiana alla voce pane, Michele Serra mi illumina così:

credo di aver letto che l'etimo remoto di pane è lo stesso di padre, ma sono troppo pigro per verificare. ne mangio molto, senz'altro troppo, anche a stomaco pieno - si vede che mi manca.

essendo in apparenza meno pigro di Serra mi son spinto a fare la verifica. essendo comunque pigro ho verificato comodo da casa spulciando il dizionario etimologico su internet. ne ho dunque ricavato questo: che alcuni fanno discendere la radice del pane e del padre da un comune sanscrito PA che significa PROTEGGERE (e quindi SOSTENERE)

allora: a volte mio padre mi manca (come a Serra): mi mancano la sua "protezione", il suo "sostegno", la sua "voce"; mangiare il pezzo di pane è come se me lo facesse "ritrovare", "risentire", è una specie di "miracolo" compensativo.
è così... forse è così.

4 commenti:

Enrico Maria Porro ha detto...

Ecco perchè anch'io mangio tanto pane.

marco fossati ha detto...

ci manca babbo... :-) sì

Al di la del fiume tra gli alberi ha detto...

PROBABILMENTE sarà una minchiata, ma a noi piace creder sia così. Passami un panello, Fox, per favore

marco fossati ha detto...

pane azimo per te! oppure integrale!