giovedì 25 maggio 2006

Tabula rasa

Il tavolo. Bianco, fu comprato tre anni fa da bertoni, articoli per campeggio, cinisello balsamo. Misura in lunghezza un metro, in larghezza centimetri sessantasette, in altezza centimetri settantatre. Ha quattro magre gambette tubiformi di metallo che si ripiegano una sopra l'altra, o meglio, una dentro l'altra, al modo della classica seduta yoga, consentendo un'utilissima riduzione dell'ingombro. In momenti di inattività prolungata, il tavolo viene riposto nell'interstizio che c'è tra il calorifero e l'armadio. Appoggiato sta alla spalla di quest'ultimo, ridotto al silenzio esistenziale dalla sua non-funzione.

Ieri sera, verso le ventuno e cinquanta, barlafùs stava seduto coi puntuti gomiti poggiati sul descritto tavolo, intento alla consueta navigazione nel mare di internet coll'affidabile navicella acer aspire millequattrocento.

Sul tavolo erano posati un certo numero di items cartacei di diverso spessore-peso-dimensione, minuti generi di conforto come le ricola, il tetrabrik valfrutta succo di pera, il cellulare sotto carica, il cordless di casa, nonché l'acerino e i soliti puntuti gomiti.

Sarà stata la punta di codesti puntuti gomiti?

Fatto sta che avvenne un progressivo sgonfiamento, un inarrestabile afflosciamento del tavolo come in caso di svenimento che le gambe diventan molli molli e ci si ritrova a terra senza dir né "ai" né "bai".

Per quanto sorpreso dall'inspiegabile collassamento del tavolo, barlafùs non si fece prendere dal panico. In un nano secondo decise di salvare la cosa più importante: il portatile acer. Con mani automatiche, lo prese.

Sotto, si dispiegò il disastro.

Prima il tavolo ondeggiò a destra, poi a sinistra. S'udirono sinistri scricchiolii. Piano piano, una dopo l'altra, tutte le cose scivolavano a terra: cionk! cionk! cionk! crack! crack! crack!

Barlafùs guardava e ascoltava, seduto, le braccia tese davanti a sè.
Dal computer, intanto, pandora the music you'll love suonava una bossanova-remix, ideale contrappunto per siffatti surreali microdrammi domestici.

Barlafùs non sapeva se chiamare aita (i. e. la mamma, che guardava il comandante florent su rete quattro) o virilmente accettare il fato avverso, entrando in uno stato vicinissimo allo zen.

(Invero, gli eventi lo sopraffanno, sempre: come fu nel presente caso.)

Le gambe impazzite del tavolo cozzarono infine tra loro, con cacofonia di definitiva rovina. In pochi attimi, massimo dodici secondi, tutto si compì.

Barlafùs basito contemplava il tavolo bianco pallido, schiacciato a terra come da mano invisibile.
"Porca puttana!" -fu la penultima interiezione, poco zen, che possiamo riferire.

2 commenti:

Enrico Maria Porro ha detto...

Ciao Marco, lo sai che scrivi proprio bene. Non per altro sei un copy...

marco fossati ha detto...

chicco1963 ti ringrazio. ringrazio anche delmiomeglio per il commento abortito che, voglio immaginare, sarebbe stato un elogio allo scrivente ;-)