sabato 7 maggio 2005

Su un marciapiede di Sesto San Giovanni

Il merlo gioca con qualcosa. Mi avvicino un po’, non troppo da spaventarlo. Qualcosa sembra un verme ma il verme alza la testa: è una lucertola. Il merlo lascia correre la lucertola poi la raggiunge, beccandola con una precisione che non immaginavo. Più volte la lucertola cerca di buttarsi nel verde; il merlo è implacabile, si diverte a prenderla e lanciarla in aria, giusto un momento prima che sparisca nel prato.
Mi accorgo che la lucertola ha perso la coda: di solito è un sistema per guadagnare una via di fuga e salvarsi la vita. La coda poi ricresce col tempo. Ma in questo caso, il merlo la incalza. E' padrone del gioco. Ogni tanto, i due si fermano, si guardano. E’ sempre la lucertola che tenta una sortita. Io potrei intervenire, avvicinarmi e permettere alla lucertola di scappare. Faccio lo spettatore.

Il merlo continua a sbatacchiare la lucertola di qua e di là: è come il gatto che si diverte col topo. Poi non vedo più nulla per qualche secondo: ho il sole negli occhi. Mi sposto, guardo di nuovo il marciapiede ma non vedo né il merlo né la lucertola. Allora attraverso la strada e, dal lato opposto, osservo il sotto delle auto parcheggiate. Un ombra più scura si agita sotto una Y10: è il merlo. Si muove con lentezza, becca con regolarità. Su e giù. Alzo lo sguardo: un altro merlo plana sotto la Y10. Immediatamente il primo merlo schizza fuori e vola via. Nel becco tiene la lucertola: senza coda e senza testa. Il secondo merlo spicca il volo e lo insegue. Intanto, come al solito in ritardino, arriva la peugeot di Alberto.

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