martedì 12 aprile 2005

Salvia e lacrime

Erano anni che non mi commuovevo fino alle lacrime leggendo un libro. L’ultima volta, negli anni ’90, è stata la lettura di Giobbe scritto da Joseph Roth. Prima ancora, negli anni ’80 a commuovermi è stata la lettura de Il Rosso e il Nero di Stendhal. Oggi, quest’anno 2005, a commuovermi è la bella antologia dedicata a un poeta e scrittore a me sconosciuto: Beppe Salvia. L’antologia s’intitola I begli occhi del ladro: è stata curata da Pasquale di Palmo, l’editore è l’associazione Il ponte del sale.

Di Beppe Salvia, e di questo prezioso libro, ho sentito parlare per la prima volta su Tuttolibri de La stampa, qualche settimana fa grazie ad un articolo di Gabriella Sica. Salvia nacque a Potenza nel 1954 e morì per sua volontà a Roma nel 1985. Della sua vita conosco solo l’alfa e l’omega. Nient’altro. Quello che mi ha commosso leggendo i suoi versi di gusto classico e le sue prose landolfiane è la presenza forte di una solitudine incurabile. Un’ombra incancellabile: il male di vivere cui non è bastato l’abbraccio dell’amore o la parola dell’amicizia. E neppure il bacio della madre o il profumo della primavera. O l’abilità straordinaria di comporre, che lui possedeva al sommo grado.
La vita l’ha sopraffatto, e basta.

Queste stupenda antologia l’ho trovata con fatica, in una piccola libreria nel centro di Milano:archivi del ‘900.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ho letto lettera in diariodipoesia: segnarsi quest'altra lezione dal fox!
corrado

marco fossati ha detto...

lieto d'esserti utile